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31 luglio 2003
 
"Come mai queste rogne toccano sempre a noi?"
"Giovanni Astrua, nel suo Manuale completo del capomastro assistente edile afferma che i lavori pericolosi devono essere affidati alle maestranze più esperte e giudiziose"
"Se fossimo esperti e soprattutto giudiziosi non staremmo qui"
"Anche questo è vero. Sei acuto, per essere una personaggio appena creato"
"Ehm... giusto di questo volevo parlarti. Non sono credibile con tutti quei congiuntivi: se fossimo... non staremmo...BLAH!"
"Ok, provvederò"



20 luglio 2003

 
Perso nel pomeriggio che caracolla estivo, spelluzzico pensieri di seducente irrilevanza



15 luglio 2003

 
A molti capita prima o poi di pensare ho sbagliato tutto nella vita.
A me succede in questi giorni, di solito verso le 14-14,30, prono sulle tegole infuocate di un tetto centroitaliano, mentre con la forza del pensiero cerco di trascinare l'unica nuvoletta davanti al sole crocefisso allo zenith.
Con scarsi risultati.

C'è chi invece preferisce i tetti notturni



08 luglio 2003

 
Piazza Santissima Annunziata è uno degli spazi più suggestivi di Firenze. Ieri sera tra la gente che l'affollava c'erano molti africani, venuti per Youssou N'Dour.
Concerto impeccabile, grande professionalità e, secondo me, un pelino di distacco di troppo. Da ricordare, comunque.

Jerejef (grazie) a tutti i presenti




07 luglio 2003

 
È partito Photoblogger. Si possono ammirare suonatori di sax, fiori, riflessi, farfalle e... i baffi del contadino!

 
Da un'intervista a Tony Fretton su ARCH'IT:

Tuttavia, per dire qualcosa di più: la grande architettura ha sempre avuto a che fare con il permettere qualcosa alle persone e con il provvedere un certo tipo di certezza. La certezza che mi interessa è un tipo di certezza artistica, la quale non è per niente una certezza ma solo speranza e fiducia ben riposta.

Ah be'... allora...




03 luglio 2003

 
Il ronzìo di un motore è emerso dal silenzio soffocato del padule, poi un piccolo motocarro è sbucato dalla curva. Beccheggiava tra le buche seminando una scia di polvere fine. E' venuto dritto verso di me e si è arrestato a pochi passi.
"Fine della pace", ho sussurrato al cane posando il libro sull'erba.
Dal motocarro è sceso a fatica un anziano corpulento. S'è drizzato poggiandosi al bastone e ha dato uno sguardo in giro. Ansimava piano, la maglietta scolorita era chiazzata di sudore.
"È bòno da caccia?", ha chiesto indicando il cane col bastone, senza guardarmi.
"Ha paura degli spari", ho risposto.
"Peccato. Sarebbe un bel cane da lepre". Poi, come parlando a sé stesso: "Quand'ero bimbetto ce n'era tante di lepre; ora n'apparisce una ogni tanto. È cambiato tutto. Io ci sono nato in padule, lo sai?".
Ha detto padule con lo stesso tono che usava mio padre quando parlava del monte. Il monte che era la casa, il lavoro, lo svago. Il sonno inquieto sotto i pini d'estate, l'erba fradicia degli uliveti d'autunno, il camino acceso per la veglia in qualche casolare. Il gelo delle notti di caccia all'aspetto, quando le anatre volavano dagli stagni ghiacciati verso il mare e brillavano sotto la luna piena.
"Ora sto in paese, con la mi' figliola", ha ripreso il vecchio. "La mi' figliola 'un vòle che vengo qui. C'ho le vene delle gambe che si rompono e all'ospedale m'hanno già sarvato du' volte per un pelo. Ma io qui ci vengo lo stesso ... e per conto mio!"
"Vedi questi?" Mi ha mostrato delle fascette elastiche avvolte sul bastone. " Se si rompe una vena provo a ferma' l'emorragia con questi. Se 'un si ferma, pazienza. Meglio mori' qui che a casa, no?"
Mi ha fissato per la prima volta, ha salutato con un cenno e s'è incamminato zoppicando lungo la fila dei pioppi.
"Sì, meglio qui", ho ammesso. Senza dubbio.


Ho raccolto il libro e già sentivo una presenza dietro di me.
"Mr. Chatwin, suppongo", ho mormorato.
Nessuna risposta.
"Immagino che lei voglia dirmi qualcosa ... qualcosa tipo che la Patagonia è ovunque. Basta saperla vedere".
Un airone si è alzato in volo.




01 luglio 2003

 
Ricetta rinfrescante

Disponetevi con cura sopra un tetto possibilmente infestato di vespe e lasciatevi rosolare per alcune ore, accertandovi che si tratti dell'estate più calda degli ultimi duemila anni. Quando il cervello sarà prossimo all'ebollizione, scendete a terra e recatevi presso un cantiere stradale che avrete individuato in precedenza. Sdraiatevi all'ombra e sorseggiate un paio di litri d'acqua fresca mentre osservate gli operai che stendono e rullano l'asfalto bollente.
Evitate commenti inopportuni e risatine isteriche.





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